Design

Intervista – YOSTER, l’arte di scolpire il gioiello

Scolpire, scolpire togliendo ruvidezza e aggiungendo, al suo posto, lucentezza e armonia: questa è l’arte di Hila Amar, la giovanissima designer israeliana dietro Yoster. Orecchini che sembrano pepite d’oro, anelli simili a piccoli pezzetti di roccia corrosi dal tempo: sono sculture da indossare i gioielli di Hila che, dopo una laurea in jewelry design al prestigioso Shenkar College di Tel Aviv (lo stesso di Alber Elbaz), ha deciso di fondare il proprio brand. Partendo dalle radici perché, come mi racconta, Yoster racchiude già nel nome tutta la sua forza.

Yoster è un nome molto particolare. Che cosa significa?

Mi fa piacere che la nostra conversazione inizi con questa domanda. Yoster nasce dai nomi dei miei genitori: Yosi ed Ester. Mio padre è morto quando avevo 19 anni e mia madre pochi mesi dopo aver terminato la mia laurea in design del gioiello, a 28 anni. Entrambi sono morti di cancro. Il tempo trascorso con loro è stato breve ma intenso, pieno d’amore, e devo a loro e al loro insegnamento la donna indipendente che sono oggi. Il loro legame, così forte e armonioso, è per me la prima fonte d’ispirazione, oltre che una grandissima benedizione.

I tuoi gioielli sembrano piccole sculture da indossare, “ruvidi” e luminosi al contempo. Oltre al bellissimo e profondo legame con la tua famiglia che cosa t’ispira nella creazione?

Beh, innanzitutto grazie mille! Sono cresciuta in una città in prossimità del deserto del Nagev. Vivere vicino al paesaggio desertico mi ha influenzato e ispirato molto, oltre ad aver creato la mia identità d’artista. La ruvidezza, le trame, i colori e le forme vengono tutti da lì. E poi l’arte, i viaggi, la filosofia wabi-sabi e, naturalmente, le persone sono motivo di suggestione continua. Spesso, a guidarmi, è la materia stessa e cerco di trovare forme che mantengano un dialogo tra lo spirituale e il materiale. Durante gli studi, ho sempre lavorato sia con l’arte, sia con la gioielleria. E, in effetti, il mio obiettivo è proprio questo: creare gioielli che siano come “sculture” cui connettersi, in un significato che possa durare nel tempo.

Hai una laurea in design del gioiello allo Shenkar College. Quando hai deciso che era arrivato il momento per un brand tutto tuo?

A dire il vero, durante il mio percorso universitario, ho sempre pensato che la mia carriera sarebbe stata legata all’arte, e mai avrei pensato di lanciare sul mercato un marchio di gioielli. Nel 2014, in occasione del progetto di tesi finale (dove, tra l’altro, ero l’unica della classe a presentare un lavoro che aveva a che fare con l’arte e non con il gioiello), a mia madre è stato diagnosticato un bruttissimo cancro e ovviamente la tesi è passata in fondo alle mie priorità. Ho avuto il “privilegio” di poter almeno accompagnare mia madre durante questo processo doloroso ma l’anno che seguì fu difficilissimo. Trovarsi soli, per di più in concomitanza con la fine di un percorso di studi intenso, ha lasciato in me un vuoto che difficilmente può essere descritto a parole. Avevo bisogno di “ritrovarmi”, di fare qualcosa che mi desse l’opportunità di dare e ricevere al tempo stesso. Ed è così che, dopo due anni, è nato Yoster, una nuova dimensione, una nuova casa per me. Il lavoro creativo a braccetto con quello più prettamente gestionale, è stimolante ed eccitante e mi ha permesso di vedere ancora l’orizzonte di fronte a me.

Quali tecniche utilizzi maggiormente nella creazione?

Quando inizio a lavorare su un nuovo pezzo, nel mio studio, tutto prende il via a partire da una forma che ho in mente. Nella lavorazione sono tre le principali tecniche che utilizzo. La prima è quella della cera persa che mi permette di creare molti modelli tra cui scegliere. Dopo aver trovato quello “giusto”, le rifiniture sono fatte a mano, di modo tale che ogni gioiello sia diverso dall’altro. Mi piace combinare, poi, la tecnica artigianale con quella tecnologica (stampa in 3D), in modo tale da ottenere i benefici di entrambi. Lo vedo anche come un metodo di lavoro necessario rispetto all’attuale dibattito sull’importanza del recupero dell’artigianato.

Un tema, altrettanto dibattuto e attuale, è quello dell’eco sostenibilità, che ha “smosso” molte anime nel sistema moda. Il rispetto dell’ambiente, la tutela dei lavoratori, credi siano argomenti importanti anche nel mondo del jewelry design?

Assolutamente sì e sono costantemente alla ricerca di materie prime sostenibili. In questo senso prediligo, oltre alle pietre preziose, l’argento 925, una materia riciclabile. Sto lavorando con piccole imprese a conduzione familiare e la mia etica si basa sulla responsabilità sociale. Sento di dover prendere posizione contro la velocità assurda dell’intero sistema moda. Quando si parla di sostenibilità, bisogna tenere a mente il fattore chiave che la determina; ovvero prodotti curati e durevoli nel tempo, che aiutino nell’interrompere la mania del comprare, buttare e sostituire in continuazione. Penso che qualsiasi attività commerciale, se solo lo volesse, sarebbe in grado di rendere il proprio business sostenibile.

Hila, se i tuoi gioielli potessero arricchire gli abiti di qualche fashion designer famoso, chi sceglieresti?

Ah, ma questa è una domanda troppo difficile! Ti dico il primo che mi viene in mente: Alessandro Michele. Adoro il suo lavoro per Gucci e trovo interessante tutta la sua estetica!

Chiacchierare con Hila è davvero piacevole e si continuerebbe per ore. La sua passione e determinazione traspaiono da ogni singola parola che mi dice, ma il tempo è tiranno (è impegnatissima nel lancio della nuova collezione) ed è ora di tirare le somme con la “domanda di rito”.

Quali sono i progetti futuri di Yoster e dove possiamo trovare, ad oggi, le tue creazioni?

Non smetto mai di fare ricerca su nuove forme, tecniche e materiali. Sto lavorando ad una collezione limited edition, con pietre preziose uniche. Mi piacerebbe, in un futuro, che Yoster non fosse solo gioielli, ampliando il “raggio d’azione” verso l’eyewear o, magari, il lighting design. Amo incontrare persone nuove; è stimolante e c’è sempre qualcosa da imparare! Ritornando a Yoster, uno dei miei più grandi obiettivi è di produrre i miei gioielli in Palestina. Sono attualmente alla ricerca di una produzione in Cisgiordania, un territorio difficile, sotto occupazione. Ho già incontrato non poche difficoltà, ma non demordo!

Ad oggi, i gioielli di Yoster sono acquistabili a Londra presso Fashion Crossover, da Flying solo a New York e a Mosca, alla Nob Agency.
Nell’attesa di vedere qualche creazione di Hila anche in Italia, questo è il sito nel quale poter acquistare i suoi gioielli: www.b-yoster.com